Il congelamento embrionario consiste nella conservazione in nitrogeno liquido (-196º/C) degli embrioni che non si sono trasferiti all’utero materno nel ciclo di FIVET. Poter disporre di buoni embrioni congelati apporta il grande vantaggio di poter ripetere il trasferimento embrionario senza dover ricominciare il ciclo da zero, e con costi molto inferiori rispetto a un ciclo fresco. In Fivmadrid congeliamo solo embrioni con caratteristiche morfologiche di buona qualità, e di conseguenza con un alto potenziale di sopravivenza e impianto futuro. Le nostre percentuali di sopravvivenza embrionaria post congelamento sono superiori all’80% e quelle di gravidanza per ciclo, del 40%. Se il test di gravidanza è positivo, la gestazione è da considerarsi normale. È sempre comunque consigliato avvisare il proprio ginecologo quando si è effettuata una Tecnica di Riproduzione Assistita.

La Crioconservazione degli Ovociti

Obiettivi e Finalità

La crioconservazione degli ovociti è un'altra metodologia che può permettere una futura gravidanza a chi è ancora giovane e deve però essere sottoposta a trattamenti chemio/radioterapici gonadotossici (tali, secondo il parere dell'Oncologo, da compromettere in maniera significativa la riserva ovarica della paziente). Questa tecnologia è utilizzata da più tempo rispetto al congelamento del tessuto ovarico, e ha consentito di ottenere in tutto il mondo buoni risultati clinici in termini di gravidanze.

A chi è rivolta

La crioconservazione degli ovociti è rivolta a tutte le pazienti affette da neoplasie maligne, purché non presentino nessuna delle condizioni seguenti:

  • Età superiore a 38 anni (perché dopo questa età, di massima, le ovaie contengono pochi ovociti, e di qualità ridotta)
  • Positività alle infezioni da epatite virale B, epatite virale C, HIV, sifilide (per i problemi della sicurezza della conservazione degli ovociti)

Le procedure di induzione di un'ovulazione multipla comportano il rialzo, anche se temporaneo (una-due settimane) degli estrogeni circolanti. Motivo per cui negli anni passati questo trattamento non veniva proposto a pazienti con tumori estrogeno-dipendenti (come il carcinoma mammario). Al contrario, negli ultimi anni, la disponibilità di dati (anche se limitati nel tempo) relativi alla sicurezza della procedura e l'introduzione di protocolli di stimolazione ad hoc (con inclusione di antri-estrogeni) comportanti un modesto rialzo dei tassi estrogenici, hanno permesso di includere questo tipo di pazienti nei programmi di congelamento ovocitario.

Indubbiamente il tema della stimolazione di una superovulazione, con rialzo degli estrogeni, in una paziente affetta da carcinoma mammario con Recettori Estrogenici positivi, suscita perplessità. Ma l'orientamento attuale dell'Oncologia (vedi anche il documento FoNCaM del maggio 2011) permette di poter estendere la procedura del congelamento ovocitario anche a questi casi, rimandando ogni decisione al counselling per ogni singolo caso.

La tecnica

Le pazienti accettate nel programma di crioconservazione degli ovociti vengono sottoposte a induzione farmacologica di una ovulazione multipla. A questo scopo, i medici impiegano farmaci (gonadotropine, analoghi del GnRH, anti-estrogeni) con differenti possibili associazioni tra loro, in relazione alla tipologia della paziente (età della donna, tipo di tumore) e alla fase del ciclo ovarico in cui la paziente si trova (fase mestruale/postmestruale o fase premestruale).

L'induzione dell'ovulazione multipla viene attentamente monitorata con valutazioni ecografiche e ormonali, e al termine della stimolazione si effettua il prelievo degli ovociti per via transvaginale (procedura di chirurgia ambulatoriale eseguita in sedoanalgesia).

Una volta recuperati gli ovociti, si valutano qualitativamente e si procede al congelamento di quelli migliori (Metafase II).

La durata dell'intera procedura (inizio della stimolazione/prelievo degli ovociti) varia a seconda della fase del ciclo in cui la paziente si trova al momento dell'inizio della stimolazione; ma, di massima, non à superiore ai 14 giorni.

Al momento del loro utilizzo, che può avvenire anche dopo molti anni, gli ovociti sopravvissuti allo scongelamento potranno essere inseminati mediante la tecnica di iniezione dello spermatozoo nel citoplasma dell'ovocita (ICSI - Intra-Cytoplasmic Sperm Injection). Il recupero funzionale degli ovociti dopo scongelamento è attualmente di circa il 70%.

In relazione al numero di ovociti ottenuti al momento del prelievo e sottoposti a congelamento/scongelamento, la paziente potrà quindi sottoporsi a 2, massimo 3 cicli di ICSI.